segue fotocamere digitali Corso di fotografia digitale - Fotocamere digitali : vantaggi reali ed apparenti IV

Vantaggi e svantaggi

Di seguito, vengono riesaminati alcuni dei "pro" e dei "contro" delle fotocamere digitali.

Senza voler negare gli indubbi vantaggi che l'immagine digitale offre, l'esposizione che segue, tuttavia, tende a enfatizzare, come premesso all'inizio di questa sezione, gli aspetti negativi; ciò allo scopo di far riflettere sul "prezzo" da pagare per disporre dei vantaggi che queste offrono.

Fin troppo noti sono gli aspetti positivi del digitale e, non di rado, risultano anche sopravvalutati.

Si tenga presente che l'esame non ha carattere esaustivo, ma viene limitato, essenzialmente, a quegli aspetti che incidono sulla qualità delle riprese e, soprattutto, sulla libertà operativa.

Di conseguenza, l'esame è stato articolato in tre sezioni:

  1. Falsi vantaggi

  2. Vantaggi relativi

  3. Vantaggi effettivi

Falsi vantaggi

Il forte favore del pubblico verso gli automatismi rende indispensabili le precisazioni seguenti, mettendo in guardia dai "falsi vantaggi" che questi sembrano offrire; fermo restando che, in alcune situazioni, tali automatismi risultano effettivamente utili.

Anche su questo argomento si vuole invitare a riflettere sulla effettiva convenienza del ricorso agli automatismi al fine di formarsi una propria personale e fondata opinione.

Nel paragrafo successivo, viceversa,vengono fornite indicazioni in merito al "se e come" questi vincoli possano, eventualmente, venir superati.

Quest'ultimo è un punto fondamentale per potersi formare una opinione della effettiva portata dei vincoli che comportano tali " automatismi",ove non siano disattivabili.

E' appena il caso di osservare, infatti, che il problema non sussiste per quelle fotocamere che consentono anche la possibilità di regolare manualmente tutte le impostazioni.

  1. La sensibilità

    Le fotocamere digitali, generalmente, sembrano offrire una maggiore possibilità di ripresa in condizioni di luce scarsa.

    In realtà possono distinguersi due possibilità operative

    a) Impostazione automatica della sensibilità:

    E' il processore dell'apparecchio che imposta la sensibilità necessaria secondo l'illuminazione della scena.

    Se è vero che questa possibilità libera il "fotografo" da ogni preoccupazione in merito, è altrettanto vero che non avrà un resa realistica perché l'apparecchio tenderà a fornire sempre una immagine con una buona illuminazione.

    Si avranno quei problemi di resa "non realistica" di cui si è parlato trattando di "corretta esposizione" nella prima parte di questo corso.

    Ma vi è di più: se per "forzare" l'illuminazione il processore imposterà una sensibilità più elevata con un evidente effetto di "Grana" (assai visibile) e, come se non bastasse, frammista a pixel di colore diverso da quelli circostanti. E' il cosiddetto "rumore"

    b) Impostazione manuale della sensibilità

    E' il fotografo che sceglie la sensibilità: operazione assai semplice in quanto questa è espressa in ISO, esattamente come per le pellicole.

    Le sensibilità previste variano, in genere da 100 a 1600 ISO. Tuttavia, molte fotocamere prevedono sensibilità inferiori e superiori.

    Si tenga presente che, come per le pellicole, una sensibilità più bassa fornisce "grana" più fine, ma minori possibilità di ripresa con luce scarsa, una sensibilità maggiore rende più evidente la "grana", ma consente maggiori possibilità di ripresa.

    A parte queste ovvie considerazioni, ci si può chiedere : é bene che la sensibilità minima sia elevata ?

    Vi sono apparecchi semi-professionali la cui sensibilità minima è di 200 ISO.

    Si sarebbe portati a dire subito: Bene !

    Se il costruttore ha fatto questa scelta per apparecchi di costo decisamente elevato, significa che è anche riuscito a contenere la "grana". Questo è giusto, ma non basta per dare una opinione favorevole.

    Una sensibilità minima elevata comporta, soprattutto in buone condizioni di illuminazione, due conseguenze, non necessariamente auspicabili:

    1) uso di diaframmi molto chiusi = grande profondità di campo.

    Sarà quindi più limitata la possibilità di sfocare lo sfondo per evidenziare i primi piani: cosa assai grave in diverse situazioni

    2) uso di tempi di scatto molto rapidi = impossibilità di avere una immagine mossa in condizioni di buona illuminazione, salvo che l'apparecchio non disponga di diaframmi molto chiusi : 16, 22. 32.

    Difetto molto grave in talune riprese, come si è già avuto modo di illustrare nella prima parte del corso.
    (cfr. Il mosso)

    L'unico rimedio è porre sull'obbiettivo (se questo dispone dell'apposita ghiera) un filtro grigio neutro, di densità opportuna, che riducendo la luce consentirà di usare, anche con diaframmi più aperti, tempi di scatto più lenti.

    Il prezzo da pagare è, oltre al costo dei filtri, la lentezza operativa conseguente alle operazioni di montaggio e smontaggio di detti filtri.

  2. Esposizione automatica

    In merito, si rimanda a quanto già illustrato nella prima parte del corso : cfr. L'esposizione in pratica e Significato di corretta esposizione

    Qui si può solo aggiungere che, purtroppo, ormai i costruttori non danno più notizie di dettaglio sulle zone di lettura o, per gli esposimetri a lettura "multizona", sui criteri di "ponderazione"; cioè su quale importanza ciascuna zona assume nella determinazione dell'esposizione che verrà impostata.
    Occorre quindi entrare in sintonia con l'apparecchio tramite la pratica: molta pratica.

    Si può ancora aggiungere che, anche quando gli apparecchi dispongono di lettura "spot" (cioè limitata ad una piccola zona dell'inquadratura), talvolta le indicazioni fornite non sono del tutto rispondenti a questo tipo di lettura.

    E' quindi consigliabile accertarsi se il sistema sia realmente spot. Per verificarlo, basta effettuare una misurazione dell'esposizione a "lettura media" o "multizona", poi fare una lettura spot su una parte dell'inquadratura molto scura ed un'altra su una zona molto chiara: se non vi sono forti differenze di esposizione, significa che la lettura "spot" risente , in realtà , della illuminazione di altre zone.

    N.B. : Un altro serio problema che si può incontrare è dato dal fatto che i dati di esposizione (coppia tempo/diaframma) che l'apparecchio ci indica risultano molto spesso diversi da quelli che ci si attenderebbe da un apparecchio tradizionale con pellicola di sensibilità pari a quella impostata.

    Ciò significa che se fotografiamo un paesaggio al sole, per il quale ci attenderemmo (con pellicola da 100 ISO) un tempo di 1/250 con diaframma 8, la digitale, spesso potrà fornire, per lo stesso diaframma, un tempo assai più breve: 1/350, 1/500.

    Tuttavia, l'immagine, normalmente, risulterà corretta. Tuttavia, questo è un fatto che disorienta chi è abituato a valutare l'esposizione con macchine tradizionali; soprattutto se abituato a personalizzare l'esposizione non affidandosi ciecamente all'esposimetro della fotocamera.

    E' appena necessario sottolineare che tale inconveniente è assente o assai ridotto in apparecchi reflex di costo sostenuto.

    Una verifica della affidabilità dell'esposimetro non sarà, comunque, mai tempo sprecato.

  3. Autofocus

    Senza negare i vantaggi che esso presenta in talune situazioni, si deve tener presente che non consente una accurata messa a fuoco, quale può essere richiesta in molteplici situazioni e, che è certamente preferita da chi intenda prestare particolare cura a questo aspetto delle riprese fotografiche.

    Per una corretta comprensione delle limitazioni poste dal sistema autofocus si invita a rivedere quanto esposto in materia nella prima parte del corso.
    ( cfr. La messa a fuoco ) e anche La messa a fuoco in pratica

Una prima ovvia considerazione è che i problemi attinenti agli automatismi non sussistono per le fotocamere che consentono una effettiva e completa regolazione manuale dell' esposizione e della messa a fuoco.

Restano, beninteso, i problemi relativi alla diversa risposta esposimetrica ed alla necessità di familiarizzare con l'esposimetro del proprio apparecchio.

Come superare i vincoli

Va subito detto che non vi sono rimedi per superare gli inconvenienti illustrati per quanto concerne:

  • Diaframmazione

  • Tempi di scatto

  • Sincronizzazione del flash

  • Sensibilità

Nulla si può fare per consentire l'uso di flash esterno se non è previsto dal costruttore e, tanto meno, per disporre di un diaframma più chiuso di quello di cui la fotocamera è provvista.

Ugualmente impossibile è disporre di un tempo di esposizione più lungo o più breve di quello predisposto dal costruttore.

Le possibilità di "manovra" del fotografo sono limitate alla scelta della coppia tempo diaframma che ritiene più idonea.

Ecco allora che gli automatismi diventano un vincolo e limitano anche questa scelta.

Vediamo quando e cosa è possibile fare.

In realtà, solo due automatismi possono essere superati in qualche misura (e a certe condizioni)

  • automatismo di esposizione

  • autofocus

1) Come personalizzare l'esposizione

Quasi tutte le fotocamere consentono, di determinare l'esposizione in tre distinti modi :

  • Automatismo totale: la fotocamera sceglie tempo e diaframma in base alla luce e, se è stato impostato, al tipo di ripresa ( ritratto, panorama, sport, macro,ecc.)

  • A priorità dei tempi: Il fotografo sceglie il tempo di scatto che ritiene più idoneo e la fotocamera determina il diaframma.

    Se le condizioni di luce non consentono un diaframma adeguato la macchina lo segnala ed il fotografo dovrà variare la scelta del tempo o rinunciare alla ripresa.

  • A priorità di apertura: Il fotografo sceglie il diaframma e la fotocamera determina il tempo di esposizione.

    Anche in questo caso , l'apparecchio segnala se il diaframma impostato non consente la ripresa o se il tempo è troppo lungo per effettuare la ripresa senza un cavalletto.

Per " costringere" la fotocamera ad impostare il tempo (o il diaframma) desiderato vi sono due possibilità:

a) Memorizzazione dell'esposizione: il fotografo punta l'obbiettivo su zone diverse dell'inquadratura, sino ad ottenere che la macchina indichi il tempo di scatto (o il diaframma) desiderato poi, SENZA RILASCIARE il pulsante di scatto, compone l'inquadratura e scatta.

Ovviamente questo è possibile se la fotocamera prevede questa funzione (frequentissima nelle digitali)

b) Variazione dei valori EV: In questo caso il fotografo si limita a prendere nota del tempo (o diaframma) proposto dalla fotocamera, poi modificherà l'impostazione di EV secondo il suo gradimento.

Esempio: la fotocamera per una certa ripresa a diaframma 5,6 ci indica un tempo di 1/60. Il fotografo vuole scattare con 1/125. Qualora, viceversa, volesse un tempo di 1/30, regolerà EV a + 1.

I valori di EV possono essere regolati, generalmente da - 2 a + 2, con variazioni intermedie di 1/3 o anche di 1/4 di diaframma.

se si utilizzano correzioni così minute, l'apparecchio ci segnalerà l'impostazione di tempi (o diaframmi) sconosciuti nelle fotocamere tradizionali, Ad esempio, un tempo di 1/325 o un diaframma di 5,8.

Ciò non deve preoccupare; è la conseguenza del superamento dei tempi meccanici che indicano regolazioni di un intero stop e dei diaframmi meccanici che non permettono correzioni inferiori a 1/2 stop.

2) Come personalizzare la messa a fuoco

La personalizzazione della messa a fuoco, con macchine solo autofocus, è normalmente prevista dai costruttori con il sistema della memorizzazione del punto di messa fuoco.

Il procedimento è analogo a quello di memorizzazione dell'esposizione.

Si punta l'obbiettivo su un qualsiasi oggetto che si trovi alla distanza di messa a fuoco desiderata (ad es 3 m) si preme leggermente il pulsante di scatto, quindi, senza rilasciare il pulsante si compone l'inquadratura e si preme a fondo il pulsante.

Il vero grosso problema che presenta, sia il sistema della memorizzazione dell'esposizione che della messa fuoco, è dato dal fatto che, non di rado, la fotocamera memorizza contemporaneamente sia l'esposizione che la messa a fuoco.

Ciò signica che se si usa la memorizzazione per avere una messa a fuoco soddisfacente, ben difficilmente l'esposizione memorizzata sarà quella desiderata.

Analogamente, se si memorizza in base all'esposizione, difficilmente il punto scelto si troverà anche alla distanza di messa a fuoco voluta.

Il problema è risolvibile, ma decisamente macchinoso.

Ecco le operazioni da compiere:

  1. definire l'inquadratura e rilevare i valori di esposizione forniti con quella inquadratura

  2. definire quali con quali valori di esposizione si vuole scattare

  3. inquadrare qualche cosa posta alla distanza di messa a fuoco desiderata e prendere nota dei valori di esposizione forniti dalla fotocamera

  4. modificare i valori di EV in modo tale che, inquadrando il punto utilizzato per la messa a fuoco, si abbiano i valori di esposizione desiderati.

  5. inquadrare di nuovo il punto di messa fuoco prescelto e mantenere il pulsante di scatto leggermente premuto( in questo modo l'apparecchio memorizzerà la distanza di messa a fuoco ed i valori di esposizione desiderati)

  6. inquadrare la scena che si intende riprendere e premere a fondo il pulsante di scatto

Come si vede, si tratta di una procedura assai macchinosa e che richiede un certo tempo.

Il consiglio per chi desidera personalizzare le riprese è di acquistare una fotocamera che consenta una completa regolazione manuale o, come minimo, quella della messa a fuoco.

Se l'apparecchio prevede la regolazione della messa a fuoco solo su distanze predefinite, si potrà sceglire la distanza ritenuta più approssimata a quella desiderata. Così,ad esempio, si potranno scegliere tra le distanze di 1, 2, 3, 5 metri od infinito.

Non è una completa regolazione manuale, ma può essere sufficiente nella maggior parte delle situazioni.

Con tali apparecchi (ormai fuori commercio) basterebbe ricorrere alla memorizzazione della sola esposizione. Operazione abbastanza semplice e sufficientemente veloce.

Occorre sempre far presente che nelle macchine di maggior costo e nelle Reflex la memorizzazione delle messa a fuoco è disgiunta da quella della esposizione, pertanto, è possibile inquadrare un oggetto posto alla distanza di messa a fuoco desiderata e poi spostare l'inquadratura ed ottenere una corretta esposizione.

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